Regole

Le regole del Dojo

Nel dojo sussistono alcune regole rivolte a favorire e a proteggere lo spirito della pratica, ma che non costituiscono affatto delle costrizioni. 

Al contrario, la scelta di aderirvi e la loro stessa applicazione deve essere assolutamente libera e matura, tanto spontanea quanto risoluta. 

Allora seguirle diventa Pratica della Via e la loro essenza Spirito del Risveglio.

Il Maestro Taisen Deshimaru in particolare ha trasmesso queste 10 regole principali:

Nel dojo sono ammesse soltanto persone concentrate che intendono praticare la Via continuando zazen. Chi venisse con altre intenzioni dev’essere invitato a rifletterci prima.

Nel dojo ci si deve armonizzare l’un l’altro come latte e miele per creare una buona e forte atmosfera. Anche se ora siete principianti, un giorno potrete diventare maestri, per l’eternità. Come il Buddha, durante zazen ognuno è prossimo all’assoluto.

Siate amici spirituali che praticano assieme. Questo sentimento è degno del più alto rispetto. Non dimenticatelo mai. È più profondo e importante di qualsiasi relazione personale, poiché i legami mondani sono tutti impermanenti.

I praticanti più anziani devono insegnare con cura e con dolcezza, evitando atteggiamenti arroganti e di superiorità.

Seguite esattamente le indicazioni e l’insegnamento del vostro maestro. Proteggete le regole del dojo come un bene prezioso. Chi non le condivide, chi non le osserva, non deve restare nel dojo.

Nella sala di meditazione non si parla, non si ride. Evitate in ogni modo di disturbare la concentrazione generale (per esempio tossendo, starnutendo, soffiando rumorosamente il naso o muovendovi scompostamente).

Per la meditazione indossate un abbigliamento comodo e di colore scuro. Appena possibile usate un kimono nero, il kolomo, il rakusu, il kesa. Lasciate fuori dalla sala di meditazione ogni ornamento (anelli, orecchini, collane, braccialetti, foulard, orologi, ecc.).

Chiunque possa causare problemi e inutili tensioni non è ammesso al dojo. Non possono entrare ubriachi, drogati, squilibrati e provocatori.

Anche se lo Zen non è ascetico né moralista, è opportuno mantenere nel dojo un buon comportamento, onesto e decente. Nei rapporti tra praticanti coltivate la correttezza e la sincerità.

Zazen inizia sempre all’ora esatta. Quando viene battuto il legno tutti entrano subito nella sala di meditazione, per cui è necessario arrivare al dojo con ragionevole anticipo. Durante zazen nessuno può entrare o uscire dalla sala di meditazione. E alla fine tutti escono rapidamente, eccetto gli assistenti incaricati. Indumenti e calzature vanno riposti in ordine perfetto.

Oltre a queste regole principali, nel dojo vengono osservate varie norme di comportamento per apprendere ed esercitare il modo corretto di compiere consapevolmente ogni azione, anche la più semplice. 

Eccone alcune:

Le scarpe possono essere indossate soltanto nella zona “pubblica” del dojo, mentre per accedere alla zona “riservata” bisogna togliersele. Le scarpe vanno riposte in perfetto ordine nell’apposita scarpiera o allineate per terra con la punta verso il muro. Nella sala di meditazione (zendo) si entra completamente scalzi, cioè senza calze.

La cura personale è di rigore. In zazen si diventa molto sensibili alle percezioni sensoriali, gli odori forti o cattivi disturbano. Bisogna lavarsi prima di fare zazen ed evitare l’uso dei profumi. I capelli lunghi vanno tenuti legati.

Per praticare zazen è opportuno un abbigliamento semplice e comodo (per esempio, una tuta). È bene evitare i colori vivaci e il bianco, che possono distrarre. Indicati sono invece i colori neutri e scuri. Chi pratica regolarmente indossa il kimono nero tradizionale. È bene conformarsi anche nell’abbigliamento. Le braccia e le gambe devono essere comunque coperte, indipendentemente dalla stagione. Vanno evitate le scollature e le cuciture sulle spalle per potere ricevere un buon kyosaku.

Appena possibile è importante avere uno zafu (cuscino da meditazione) personale, adatto al proprio peso ed altezza, con il nome scritto sulla maniglia bianca. Non prendere mai gli zafu di altre persone. Chi non ha uno zafu personale può utilizzarne uno del dojo, curando di risistemarlo ordinatamente nell’apposito scaffale alla fine di zazen.

Nella sala di meditazione infine vengono rigorosamente rispettate precise prescrizioni formali trasmesse dai Maestri, attinenti alla pratica di zazen ed ai rituali della tradizione Zen.

fonte:  sanrin.it