Lo Zazen

Cos'è Zazen

La meditazione praticata nel Dojo, lo zazen, risponde ad alcuni semplici principi: ci si siede su un cuscino (zafu) con lo sguardo rivolto verso il muro, le gambe incrociate preferibilmente nella posizione del loto e similari, le ginocchia ben piantate per terra, la colonna vertebrale dritta, con la nuca che spinge verso l’alto e il mento leggermente rientrato.

Le dita della mano sinistra sono appoggiate sulle dita della mano destra, i due pollici si toccano a formare un ovale e le mani sono appoggiate di taglio al ventre, poco sotto l’ombelico.

La respirazione è calma e profonda, addominale.

La concentrazione sulla postura e la respirazione serve a liberare la mente dai pensieri che la affollano, permettendo di coglierne l’impermanenza, e a creare la condizione della mente vasta e pacificata.

La zazen praticato nel Dojo Mokusho è detto Shikantaza (solo seduti) e Mushotoku (senza profitto personale, senza scelta né rifiuto) perché non si pratica per raggiungere un obiettivo, ma semplicemente per percorrere la via tracciata dal Buddha Shakyamuni con la sua pratica.

A partire dalla pratica regolare di zazen la nostra vita si trasforma, si semplifica inconsciamente, in modo naturale: dimenticando noi stessi a beneficio di tutti, ci armonizziamo con la realtà, che si rivela sempre meno ostile.

La portata di zazen è universale: al di là delle condizioni sociali o culturali, zazen si rivolge direttamente al cuore dell’uomo; al di là delle categorie mentali, delle ideologie o dei dogmi, è la radice stessa dello spirito religioso.  Lo zazen, se praticato con costanza e regolarmente, può aiutare il praticante a ritrovare il giusto equilibrio e la tranquillità della mente per accogliere in modo equanime le varie situazioni che si presentano nella quotidianità, siano esse positive o negative.